LABORATORIO L'ULTIMO SOGNO
ROMA dal 18 al 24 Maggio 2017
La Tempesta di Shakespeare, regia di Daniele Salvo, con Giorgio Albertazzi
La Tempesta di Shakespeare, regia di Daniele Salvo, con Giorgio Albertazzi
La TEMPESTA e il SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE sono due tra i testi più ricchi e misteriosi mai prodotti dalla drammaturgia mondiale: entrambi ci narrano di magie, di incantesimi, di malìe. Raccontano di mondi paralleli dove finalmente si può trovare giustizia o di luoghi incantati dove si comprende infine l’essenza stessa dell’amore e dunque di se stessi. Nell’interpretarli è facile cadere nella semplificazione, nella favoletta di maghi e fatine. L’attore, nel confrontarsi con questi testi, si trova posto di fronte ai suoi stessi limiti. E’ una scrittura talmente pregna di mistero e di conoscenza da richiedere all’interprete alcune qualità e competenze sempre più rare sui palcoscenici italiani. Per affrontare questi testi è necessario infatti possedere totale dominio linguistico, profonda conoscenza delle tecniche vocali, capacità di adesione emotiva, assoluta coscienza delle potenzialità sceniche del proprio corpo, profondo amore per la poesia, abilità nel restituire il verso e molto altro ancora. Proprio per questi motivi però, per un interprete confrontarsi con la scrittura di Shakespeare è un’esperienza fondamentale. Perché Shakespeare ci chiede
tanto. E solo chi ci chiede tanto ci dà la reale possibilità di crescere e di superare i nostri limiti. Il mondo di Shakespeare è un mondo violento e dolcissimo, disseminato di trappole mortali, di improvvisi trasalimenti, di emozioni sconosciute, di dolori incommensurabili e albe meravigliose. L’attore che intenda affrontare questa scrittura deve inoltrarsi in un universo delicatissimo e multiforme. L’attore, in questo caso, è uno “strumento”. Attraverso i suoi mezzi la scrittura shakespeariana crea evocazioni, incubi, ossessioni, conflitti, sentimenti complessi, gelosie, strategie politiche, tradimenti, ansie e catarsi drammatiche. Speriamo davvero che questo laboratorio sia l’occasione per inoltrarci assieme agli attori in un mondo perduto dove il sogno, la magia e la conoscenza possano ritrovare senso e significato.
LABORATORIO
Il laboratorio, rivolto ad attori professionisti, mira all’affinamento di diverse tecniche attoriali di base, (tecnica vocale, studio del movimento, recitazione) attraverso esercitazioni pratiche in lingua italiana. Tali esercitazioni prenderanno in considerazione:
a) L’analisi approfondita del testo
b) La definizione dei rapporti fra i personaggi
c) L’utilizzo del ritmo nella lingua italiana
d) Memoria emotiva e memoria affettiva
e) Il concetto di plasticità
f) Avremo come sempre una grande attenzione al training vocale. Nel corso degli ultimi 20 anni ci siamo sempre più appassionati alle tecniche di potenziamento della voce cantata e parlata. Questa fortissima passione ha sempre costituito un’integrazione artistica irrinunciabile al nostro percorso teatrale. Fondamentale a questo proposito è stato l’incontro con il Dottor Marco Podda: otorinolaringoiatra, foniatra, compositore, direttore d’orchestra e cantante lirico. Questo straordinario incontro artistico ci ha dato il grande privilegio di dare un fondamento scientifico e medico alle nostre sperimentazioni vocali.
Il Dottor Podda sarà presente a due giornate intensive durante il seminario.
Il lavoro vocale quotidiano sarà così concepito: 1) Nozioni teoriche : anatomia, respirazione, buona igiene vocale. 2) Training completo: riscaldamento, respirazione, attacchi, risuonatori, false corde, esplorazione potenzialità sonore, improvvisazione vocale. 3) Lavoro individuale. Applicazione delle tecniche studiate in gruppo. Risoluzione eventuali problemi tecnici. Esplorazione potenzialità inespresse. 4) Lavoro individuale. Preparazione di un monologo suggerito dall’insegnante. Preparazione eventuale di un brano cantato, inserito nel monologo o indipendente da esso. 5) Defaticamento e training finale.
I copioni verranno inviati ai partecipanti una volta terminata la selezione su CV.
Il laboratorio è rivolto esclusivamente ad attori professionisti.
Saranno ammessi un massimo di 20 partecipanti e di 5 uditori. Saranno altresì ammessi 5 assistenti alla regia.
La selezione avverrà su curriculum.
Il costo del laboratorio è di Euro 250 (iva inclusa).
Per gli uditori e per gli assistenti il costo del laboratorio è di Euro 150 (iva inclusa).
Le domande di ammissione dovranno essere inviate via mail entro il 14 maggio 2017.
Per ulteriori informazioni ed iscrizioni: Melania Giglio Tel. 3883292528 - melania.giglio@gmail.com
DOVE E QUANDO
Dal 18 al 24 maggio 2017.
Fonderia 900, via del Pastore Faustolo METRO : Furio Camillo
ORARI
Giovedì 18 : 14,30- 20,30
Venerdì 19 : 14,30- 20,30
Sabato 20 : 11,00 - 19,00
Domenica 21 : 11,00 - 19,00
Lunedì 22 : 16,30 - 22,30
Martedì 23 : 14,30 - 20,30
Mercoledì 24 : 14,30 - 20,30
Melania Giglio è un’attrice e una cantante. Si è diplomata alla Scuola di Teatro del Teatro Stabile di Torino diretta da Luca Ronconi. Parallelamente ha continuato a lavorare sulla sua grande passione : la voce parlata e cantata, esplorando le tecniche e le scuole di pensiero più diverse. Questa passione l’ha portata a partecipare ad importanti Musical in Italia e all’estero come “Hollywood” con Massimo Ranieri , o ancora “Pene di cuore di una gatta francese” regia di Alfredo Arias spettacolo vincitore del Premio Molière come Miglior Spettacolo Musicale nel 2000. Tra le tante collaborazioni ricordiamo quella con il compositore e foniatra Marco Podda, quella con il Professor Oskar Schindler di Torino, con il regista teatrale Daniele Salvo, collaborazioni che le hanno permesso di esplorare appieno tutte le sue potenzialità vocali e di divenire uno dei timbri più inconfondibili del panorama teatrale nazionale. Ha recitato con importantissimi maestri italiani e stranieri tra i quali ricordiamo Luca Ronconi, Peter Greenaway, Alfredo Arias, Giuseppe Patroni Griffi, Franco Branciaroli, Giorgio Albertazzi, Ugo Pagliai. Al cinema è stata la voce cantata della Regina Marissa nel film d’animazione “Il Principe d’Egitto” prodotto dalla Dreamworks.
Marco Podda è medico chirurgo specialista in otorinolaringoiatria e foniatria. Il dr. Marco Podda si occupa di terapie, diagnosi, riabilitazione della sordità rinogena, delle alterazioni della voce parlata e cantata e do otorino neurologia. Apprezzato compositore di musica contemporanea, Marco Podda ha contribuito con le sue opere al successo di numerosi eventi recanti la firma dei più grandi nomi del teatro contemporaneo italiano ed internazionale.
APPROFONDIMENTO
LA TEMPESTA
“La tempesta” nasce in un momento molto difficile: un momento in cui tutto si confonde e degrada in una spaventosa superficialità, in un deserto umano assoluto. L’uomo di oggi è confuso, disorientato, frastornato da persuasori occulti, anaffettivo, comprato da una società che lo ha divorato, digerito, trasformato in cieco consumatore e prodotto di mercato. A capo chino bruchiamo la porzione d’erba a noi assegnata e dai nostri occhi, gli occhi di un popolo antico, non trabocca più la Poesia, la Cultura, la forza del pensiero, la febbre dell’Arte. La nave affonda. Shakespeare inizia con quest’immagine la sua “Tempesta”, con l’immagine di una società che cola a picco, un luogo in cui un Re e la sua corte, dalle loro lussuose stanze interne alla nave, tentano invano di dettar legge agli elementi naturali, disposti a tutto pur di salvarsi la vita, offendendo i marinai esposti alla tempesta, ostentando la loro presunta onnipotenza di piccoli uomini politici in balìa delle onde. Ma la tempesta, almeno in questo caso, è un’illusione, un artificio, una malìa teatrale organizzata da Prospero, il protagonista della pièce, che, come un direttore d’orchestra o un moderno regista, crea la realtà e la manipola a suo piacimento, intervenendo sugli elementi naturali. Tutti i protagonisti sono già morti, ma non lo sanno. L’isola del mago Prospero coincide con il palcoscenico, pochi metri quadrati, estremo rifugio da un mondo in cui non ci si riconosce più. Lì è ancora possibile, per alcuni istanti, immaginare, lì si ha ancora “il privilegio del pensare”. E’ un’isola bizzarra, in cui la realtà muta incessantemente, un labirinto in cui ad ogni istante è possibile smarrirsi irrimediabilmente. Il teatro diviene così il luogo di una seconda chance, il “campo di battaglia” immaginario in cui Prospero/Shakespeare si prende una rivincita sulla vita reale. Attraverso Ariel tesse una ragnatela fittissima, mette in scena il suo ultimo spettacolo e lentamente, in modo sempre più amaro e definitivo, fa i conti con la vecchiaia, l’infermità e la morte. Su quest’isola tutti i personaggi perdono l’orientamento e vagano incessantemente, preda della follia e del dolore, per ritrovare se stessi. Nel teatro di Shakespeare si rischia la vita, si gioca con le passioni, la fragilità, l’innocenza, la dolcezza e la violenza dell’uomo. E’ un gioco con il destino: si ritroverà la strada smarrita? Ci sarà almeno un sopravvissuto? D’improvviso la bacchetta magica si spezza, il filo si interrompe, il teatro crolla, il sipario si strappa, è finita l’illusione, non c’è più stupore e con gli occhi colmi di nostalgia, dolcezza e rabbia, non si potrà più giocare, non si potrà più accendere la fiamma, evocare fantasmi, s-vanire. Resterà unicamente la solitudine e l’amarezza: nella tempesta tutto si dissolverà. Ad eccezione del mare. Forse il vero ducato di Prospero, alla fine, resterà per sempre quella povera isola sospesa sul filo dell’orizzonte, luogo più reale del reale, non toccato dalla complessità della vita quotidiana, dall’arroganza della politica, dalla protervia degli intellettuali della corte, dalla compravendita delle cariche pubbliche, governato unicamente dal sogno e dall’illusione, un piccolo teatro in chiusura, sospeso nel nulla, sull’abisso.
IL SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
“I mortali umani non hanno più le loro gioie invernali. Nessuna notte è benedetta da inni e canzoni. Perciò la luna, pallida di rabbia, bagna tutta l’aria e fa abbondare le malattie reumatiche. A causa di questi scompensi vediamo le stagioni alterarsi…” Se le menti e le stagioni sono così sconvolte è difficile saper leggere il proprio cuore. E tuttavia proprio nel bel mezzo di questo sconvolgimento si deve celebrare un matrimonio. Il Sogno di una notte di mezza estate racconta infatti delle imminenti nozze tra Teseo, duca d’Atene, e Ippolita, regina delle Amazzoni, da lui sconfitta e suo bottino di guerra. L’atmosfera è carica di tensione. Teseo dichiara subito di aver conquistato Ippolita con la spada, facendole male. Il matrimonio tra Teseo e Ippolita è un’occasione felice, oppure è il frutto di un sopruso, di una sconfitta violenta? Atene è un regno illuminato o è un luogo di bieco potere? E’ davvero possibile scegliere chi amare in un luogo così opprimente? Per scoprirlo non resta che addormentarsi e sognare. Sognare se stessi in un altro luogo. Un luogo pieno di magia e di incanto. Un luogo di poesia. Un bosco lontano dalla città e dai suoi biechi giochi di potere. Dove poter finalmente essere se stessi. Dove imparare a conoscere le proprie passioni e le proprie inclinazioni. Un fitto bosco di equivoci e malintesi dove abitano il notturno, le visioni, il sovrapporsi di atmosfere che precedono il sonno e la veglia, l’inquietudine, un vero salto nel fantastico da un lato, un’incursione nelle ambigue immagini della mente umana dall’altro. Un luogo dove potersi finalmente spogliare dei propri abiti e delle proprie false identità, in un’estate più viva e più calda proprio perché sognata e vagheggiata. Il Sogno di una notte di mezza estate è un vero e proprio teorema sull’amore ma anche sul nonsense della vita degli uomini che si rincorrono e che si affannano per amarsi, che si innamorano e si desiderano senza spiegazioni, che si incontrano per una serie di casualità di cui non sono padroni. Un gioco, a volte divertente a volte crudele, di specchi e di scatole cinesi che rivelano quanto la vita degli uomini sia soggetta a mutamenti inspiegabili e come il meccanismo del “teatro nel teatro” riveli la verità più profonda della vita. Gli uomini si affannano in un folle girotondo e nel frattempo le fate si burlano di loro per soddisfare i propri capricci: il dissidio tra Oberon e Titania, infatti, sconvolge la natura e le stagioni mentre un magico fiore rompe le dinamiche degli innamorati che si scambiano ruoli e amanti. Ai poveri teatranti non resta, tra tutta questa confusione che cercare di entrare nel fitto bosco delle umane passioni e tentare di rappresentarle, per dirla alla Bottom, “nel modo più osceno e coraggioso”.
Daniele Salvo