di Alessandro Manzoni
Centro Teatrale Bresciano / Teatro de Gli Incamminati
“Oh la notte! No, no! La notte!”
Il grido dell’Innominato lacera una notte densa e impenetrabile di rimorsi, incubi, pentimenti, visioni oniriche, ansie irrimediabili. Notte infinita, interminabile, indecifrabile mala notte, notte dell’arrivo di Lucia al castello. Tutti i protagonisti di questo straordinario viaggio mentale, si muovono in questa notte perenne. L’Innominato fa i conti con sé stesso, con la sua mancanza di Fede, la sua Ambizione, la sua finitezza. Questa notte infinita, vera protagonista del testo, avvolge tutti i personaggi, li rende incerti, ansiosi, fragili, muta le loro convinzioni, li spinge a compiere azioni impensabili. La luna guida i loro destini e un'ombra invisibile muove i loro fili. La realtà dei personaggi del dramma è continuamente attraversata da riflessi, bagliori improvvisi, miraggi, ombre, spettri. La stanza dell’Innominato fa parte di un castello “mentale”, un luogo dell’immaginario, sospeso sul filo dell’orizzonte, in cui si possono materializzare i peggiori incubi.
Le paure sono riflesse negli specchi, dormono accanto al protagonista, lo fanno sospirare e gli tolgono il sonno. “La vita non è che un'ombra che cammina”...
«Dio! Dio! Dio! se lo vedessi! se lo sentissi! Dov’è questo Dio?»,
«E chi più di voi l’ha vicino? Non lo sentite in cuore che vi agita?»
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